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La realtà vista di scorcio, distante. L'attenzione alla luce rifratta sulle cose, agli echi del passato sulle forme del presente. La poesia per riprender fiato, boccheggiare dopo che poche parole fanno un verso: ascoltarlo in apnea, risalire. Niente è scartato, tutto è accolto, in nome d'una cieca fiducia nel divenire. Solo ciò che muore si irretisce; tutto il resto si muove, muta, parla nuove voci, prende nuove sembianze. Un inno a ciò che non c'è seppur permane nel corpo: nella grammatica delle azioni, nella geografia delle intenzioni. Un canto a ciò che c'è nonostante sia infilzato nel fianco, come una pedata sulle costole. Ma la vita non scalcia mai, e se lo fa, è per nascere.